lunedì 26 dicembre 2011

Saggio breve sul bullismo per la IV B (tranne Guglielmo e Pietro)

TIPOLOGIA B
Redazione di un saggio breve: “Il bullismo”
Sviluppa l'argomento in forma di "saggio breve" utilizzando i documenti e i dati che lo corredano. Argomenta la tua trattazione, oltre che con la documentazione proposta, anche con opportuni riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze personali. Da' al saggio un titolo coerente con la tua trattazione e ipotizzane una destinazione editoriale (rivista specialistica, fascicolo scolastico di ricerca e documentazione, rassegna di argomento culturale, altro). Non superare le quattro-cinque colonne di foglio protocollo.

DOCUMENTI

PALERMO - A Palermo, una professoressa della scuola media "Giulio Bonfiglio" è stata aggredita da alcuni studenti di terza media. L'insegnante è dovuta andare al pronto soccorso a farsi medicare [...] La donna è stata circondata in classe da un gruppo di cinque studenti durante la lezione. Dopo le minacce qualcuno l'avrebbe fatta cadere spostando la sedia della cattedra mentre stava per sedersi. Per la preside della scuola non c'è "nessuna aggressione, nessun branco. Solo un ragazzino, probabilmente spalleggiato da una classe molto vivace, che ha tolto la sedia all'insegnante di educazione fisica e l'ha fatta cadere. Certo è un episodio brutto, uno dei tanti che accadono in questa scuola, dove ci sono allievi molto vivaci, ma parlare di violenza mi sembra esagerato". E' solo uno dei casi che negli ultimi giorni hanno riportato alla ribalta il problema del bullismo. Due ragazzi di 18 anni hanno trasformato la linea ferroviaria Bracciano-Viterbo in un incubo per decine di studenti che ogni giorno la frequentavano. Prima disegnavano barba e baffi con un pennarello indelebile sul viso ai ragazzi al primo anno delle superiori. Poi ponevano loro domande sul paese in cui fermava il treno. Ad ogni risposta sbagliata scrivevano su parti del corpo il nome della stazione e un voto con un pennarello indelebile. Coloro che tentavano di sottrarsi venivano intimoriti con minacce [...]. Alcuni agenti sono saliti sul convoglio come viaggiatori e, non appena i due diciottenni hanno cominciato col loro "rito iniziatico", sono entrati in azione, li hanno identificati e denunciati per violenza privata. Un quadro che rimane, insomma, preoccupante. Secondo un sondaggio di Svg "il 18% dei giovani italiani dice di aver subito violenze o angherie da compagni di scuola, il 48% ha assistito a episodi di bullismo". Il 38% del campione ammette che il bullismo sia molto più diffuso che in passato e il 26% ha paura di esserne vittima. Tra gli altri dati figura una forte diffidenza verso i media, che per il 78% degli intervistati danno un'immagine negativa dei giovani (Repubblica, 25 settembre 2008)

SONDRIO - Bullismo al femminile in una scuola di Sondrio. Una studentessa di 14 anni è stata aggredita da tre ragazze, più grandi di lei di due anni, e adesso non vuole più tornare a scuola. Una delle tre "bulle" frequenta lo stesso istituto linguistico della vittima mentre le altre sono iscritte alla Ragioneria e al liceo Classico della città. Qualche giorno fa, le tre ragazze hanno aspettato la vittima all'uscita da scuola, l'hanno aggredita alle spalle, afferrata per i capelli e scaraventata con violenza a terra. Nella caduta, la ragazzina ha sbattuto il viso, ferendosi. Soccorsa in un primo momento da alcuni giovani che hanno assistito all'aggressione, la giovane è stata poi accompagnata in ospedale dalla madre. "La prima prognosi - spiega quest'ultima - è stata di sette giorni ai quali se ne sono aggiunti altri quindici dopo un secondo controllo. Mi sono incontrata con la preside, che mi ha garantito il suo sostegno. All'istituto non abbiamo nulla da rimproverare. Ora mia figlia è scossa e non vuole più tornare a scuola".
(Repubblica, 26 settembre 2009)

Il cyberbullismo, ovvero il lato negativo della tecnologia: la tortura psicologica per un adolescente del ventunesimo secolo può alimentarsi sul web, viaggiare via sms, materializzarsi tra gli "amici" del social network preferito. Un tormento che non si può chiudere fuori dalla porta della stanza e a cui è difficile sfuggire, con i computer e i cellulari sempre connessi. In Gran Bretagna la risposta arriva da una campagna nazionale che combatte i bulli virtuali attraverso i cybermentor: giovani 2.0, pronti ad ascoltare i coetanei che soffrono per situazioni di questo tipo, sentinelle da contattare sul web per ottenere supporto.
L'idea è dell'associazione per la prevenzione del bullismo Beatbullying, che ha lanciato il sito Cybermentors partendo dal presupposto che per i teenager è più facile sfogarsi con ragazzi come loro che con genitori e insegnanti. I mentori digitali sono circa settecento volontari che hanno superato un corso di formazione e danno supporto prima dell'intervento degli esperti. Il programma ha subito sortito i suoi effetti: in tre settimane dall'apertura del sito più di 20mila giovani si sono rivolti al servizio per cercare aiuto. "Centinaia di loro hanno ammesso apertamente di aver pensato al suicidio o all'autolesionismo perché vittime di bullismo verbale o fisico, sia online che non", afferma Emma Jane Cross, direttore generale dell'associazione.
L'argomento è d'impatto, così come le immagini che accompagnano la campagna firmate dall'agenzia M&C Saatchi: un flacone di pillole accanto a un corpo esanime, un polso insanguinato, persino un impiccato. Dietro alla crudezza di questi manifesti c'è un rimando a fatti di cronaca. L'ultimo è la vicenda di Jessie Logan, 18enne americana, che si è tolta la vita perché vittima di bullismo. La ragazza aveva praticato quello che in gergo si chiama "sexting", aveva spedito con il cellulare al suo fidanzatino alcune foto osé. Quando la loro relazione si era interrotta le immagini avevano iniziato a circolare e per lei era cominciato l'incubo: insulti, scherno, reputazione rovinata. Jessie era andata anche in televisione per chiedere di fermare l'infame catena virtuale, ma alla fine non ha retto il peso della vergogna e si è suicidata.
Storie portate fino alle estreme conseguenze, che spesso sfuggono alla volontà di chi ne ha dato il via. L'obiettivo dei cybermentor è aiutare le vittime, creare un sistema di allarme che denunci se c'è "bullismo in corso", ma anche far prendere coscienza ai bulli della gravità delle loro azioni. Secondo uno studio condotto da Beatbullying su circa duemila adolescenti tra gli 11 e i 18 anni, uno su tre ha subito bullismo, mentre il 56 per cento dei ragazzi ha praticato almeno una volta il bullismo virtuale: dalla forma lieve come l'sms offensivo a quella più forte del pettegolezzo amplificato dalla rete, magari condito con fotografie e video. La ricerca segnala anche che per il 31 per cento del totale si è trattato di uno scherzo, mancava la piena consapevolezza del male che si stava causando.
Il portavoce della campagna è il campione di boxe di origine italiana Joe Calzaghe, che racconta di essere stato vittima dei compagni di classe quando aveva 13 anni. La riscossa contro il cyberbullismo voluta da Beatbullying tocca tutti i mezzi preferiti dai giovanissimi, con canali dedicati su Flickr, YouTube, Twitter e Bebo, uno dei social network più amati in Gran Bretagna, e poi MySpace e Facebook, che in occasione del Safer internet day del 10 febbraio scorso si sono dichiarati disponibili a contrastare il bullismo digitale, che sta aumentando nel mondo anglosassone [...] Anche nel nostro Paese, però, da qualche anno il tema delle prepotenze tra giovanissimi è sotto stretto monitoraggio: il ministero dell'Istruzione ha istituito il sito Smonta il bullo e il numero verde 800 66 96 96. "Il problema - avverte Facchinetti - non va sottostimato, ma bisogna stare attenti a non criminalizzare l'uso delle nuove tecnologie. L'importante è creare una cultura di responsabilità rispetto alle conseguenze di un utilizzo sbagliato". Secondo l'esperto, i toni forti della campagna inglese "non corrispondono alla realtà italiana": "Sono casi limite e non devono oscurare gli episodi di bullismo più lievi, che comunque provocano moltissima sofferenza".
(Chiara Brusa, Repubblica, 24 marzo 2009)

ROMA - Famiglie inesistenti, videogiochi violenti, mancanza di regole. Così si diventa bulli. A tracciare l'identikit è Paola Vinciguerra, psicologa, presidente dell'Eurodap (Associazione europea disturbi da attacchi di panico), in base a un'indagine condotta su un gruppo di 600 persone sul fenomeno bullismo.
«Il dato più interessante e allo stesso tempo preoccupante - spiega la Vinciguerra - è che il 70 per cento delle persone che hanno risposto al nostro sondaggio online, quelle con un'età compresa tra i 18 e i 45 anni, considerano il bullismo unicamente come comportamento di trasgressione sociale, come può essere quello di vestirsi in maniera appariscente riempiendosi di piercing, per esempio». Questo, in sostanza, significa che gli stessi adolescenti e i loro genitori non considerano il bullismo come un problema sul quale porre particolare attenzione. La psicoterapeuta, anche direttore dell'Unità italiana attacchi di panico (Uiap) presso la Clinica Paiedia di Roma, aggiunge che «il 50 per cento di coloro che hanno risposto al sondaggio, e che hanno un'età compresa tra i 45 e i 55 anni, riconosce il fenomeno come realmente esistente ed allarmante, riconducendone la responsabilità primaria alle istituzioni e in modo particolare alla scuola». Più si è adulti, dunque, e più ci si rende conto della grandezza e gravità del fenomeno. Il 70 per cento degli over 55 che hanno partecipato al questionario online, infatti, considerano il bullismo un fenomeno esistente e addebitano la responsabilità in primo luogo alla famiglia, e poi alle istituzioni.
Ma cosa si nasconde dietro il bullismo? «Le cause degli atteggiamenti aggressivi tipici di questo fenomeno - continua la Vinciguerra - sono da ricercare nella sfera familiare innanzitutto, poi in quella scolastica e istituzionale. La nuova struttura familiare non è più un solido riferimento indistruttibile: le separazioni dei genitori sono in aumento e gli equilibri relazionali e gli schemi educativi, che vanno a determinarsi dopo la separazione, sono precari e lontani dalle esigenze dei bambini e degli adolescenti», avverte. «Inoltre si passa troppo poco tempo con i figli per spiegare e trasmettere codici morali di stile di vita e per capire i loro disagi cercando di rassicurarli». Secondo l'esperta, è necessario mettere in discussione lo stile di vita che ci viene proposto. «Il fare frenetico - afferma - svuota le azioni del loro significato primario che dovrebbe essere quello emotivo. Le leggi che regolano la nostra cultura consumistica sono la transitorietà e l'appagamento immediato del desiderio a discapito della durevolezza e quindi della stabilità e della conquista del desiderio, con il conseguente atteggiamento di emarginazione di coloro che non riescono a stare al passo» [...] «Per non parlare dell'uso smodato di tv, Internet e videogiochi: tutti e tre elementi assolutamente dannosi per i bambini e gli adolescenti», prosegue la psicologa, secondo la quale le istituzioni dovrebbero vigilare su tutto ciò che, in maniera così libera e senza controllo, gira in Rete, nonchè sulla commercializzazione dei videogiochi dai contenuti aggressivi. «Ma ciò che risulta preoccupante - aggiunge - è come sia cambiato il ruolo del vincente. Il vincente, infatti, non è come per le generazioni precedenti il buono e il coraggioso che mette a repentaglio la sua vita per difendere la vittima dal cattivo. Il vincente, oggi, è colui il quale uccide di più, ruba di più». «Inoltre - sottolinea la Vinciguerra - i ragazzi sono particolarmente stimolati dalle immagini violente che si trovano facilmente su Internet. Immagini che mostrano comportamenti violenti e molto aggressivi che agli adolescenti possono risultare normali. Non possiamo quindi meravigliarci se i nostri ragazzi siano aggressivi e contrari a qualsiasi forma di regola: forse non abbiamo vigilato sull'insegnamento di validi modelli di riferimento da proporre loro e i giovani, con questa nuova idea di come si deve essere vincenti, costruiranno la futura società».
Per quanto concerne poi la famiglia, «sicuramente - suggerisce la psicologa - dobbiamo cominciare a fare un lavoro di educazione con i nostri figli, che non è solo quello di impartire regole sommarie di buona educazione. Il problema è che i nostri ragazzi non sono abituati alla comunicazione del loro vissuto emotivo ed affettivo: questo dobbiamo insegnarglielo noi. Li dobbiamo osservare, cercando di intuire i loro disagi, parlarne e rassicurarli. I ragazzi hanno bisogno di regole, da soli non riescono ad orientarsi. Ma noi adulti dove siamo? - chiede critica l'esperta - Controlliamo quanto stanno davanti alla tv o quanto tempo passano attaccati a Internet o ai loro videogames? L'era del genitore amico, visti i risultati, è tramontata. L'autoritarismo ha creato stuoli di depressi e aggressivi? Dobbiamo allora percorrere la strada del dialogo, della spiegazione, ma non dobbiamo perdere la nostra autorevolezza. Che scuola ed istituzioni - conclude la Vinciguerra con un appello - affianchino i genitori con corsi di supporto per far sì che svolgano al meglio il loro delicato compito, che intervengano dove è di loro competenza consultandosi con professionisti del settore» (Corriere della Sera, 19 gennaio 2009)

"Diciamo che un ragazzo subisce delle prepotenze quando un altro ragazzo o un gruppo di ragazzi gli dicono cose cattive e spiacevoli. E' sempre prepotenza quando un ragazzo riceve colpi, pugni, calci e minacce, quando viene rinchiuso in una stanza, riceve bigliettini con offese e parolacce, quando nessuno gli rivolge mai la parola e altre cose di questo genere. Questi fatti capitano spesso e chi subisce non riesce a difendersi. Si tratta sempre di prepotenze anche quando un ragazzo viene preso in giro ripetutamente e con cattiveria. Non si tratta di prepotenze quando due ragazzi, all'incirca della stessa forza, litigano tra loro o fanno finta" (E. Menesini, Bullismo. Che fare? Prevenzione e strategie d'intervento nella scuola, 1990)

saggio breve sull'amicizia per Guglielmo e Pietro di IV B

TIPOLOGIA B
Redazione di un saggio breve: “I rapporti d’amicizia nella società contemporanea”

Sviluppa l'argomento in forma di "saggio breve" utilizzando i documenti e i dati che lo corredano. Argomenta la tua trattazione, oltre che con la documentazione proposta, anche con opportuni riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze personali. Da' al saggio un titolo coerente con la tua trattazione e ipotizzane una destinazione editoriale (rivista specialistica, fascicolo scolastico di ricerca e documentazione, rassegna di argomento culturale, altro). Non superare le quattro-cinque colonne di foglio protocollo.

DOCUMENTI

1) L’amicizia non è altro che un’intesa sul divino e sull’umano congiunta a un profondo affetto. Eccetto la saggezza, forse è questo il dono più grande degli dèi all’uomo. C’è chi preferisce la ricchezza, chi la salute, chi il potere, chi ancora le cariche pubbliche, molti anche il piacere [...] C’è poi chi ripone il bene supremo nella virtù: cosa meravigliosa, non c’è dubbio, ma è proprio la virtù a generare e a preservare l’amicizia e senza virtù l’amicizia è assolutamente impossibile. [...] L’amicizia non può esistere se non tra gli onesti. Infatti, è proprio dell’uomo onesto, che è lecito chiamare saggio, osservare che non vi sia niente di finto o simulato; infatti, è proprio degli animi nobili persino odiare apertamente piuttosto che celare il proprio pensiero dietro un falso aspetto. Inoltre non solo respinge le accuse fattegli da qualcuno, ma non è neppure sospettoso, pensando sempre che l’amico abbia commesso qualche errore.
Conviene aggiungere, infine, la dolcezza di parola e di modi, condimento per nulla trascurabile dell’amicizia. [...] Degno di amicizia è chi ha dentro di sé la ragione di essere amato. Specie rara! [...] Di tutti i beni della vita umana l’amicizia è l’unico sulla cui utilità gli uomini siano unanimemente d’accordo [...] Tutti sanno che la vita non è vita senza amicizia, se almeno in parte si vuole vivere da uomini liberi. L’amicizia, infatti, si insinua, non so come, nella vita di tutti e non permette a nessuna esistenza di trascorrere senza di lei. Anzi, se un uomo fosse di indole tanto aspra e selvaggia da rifuggire da ogni contatto umano e da detestarlo, non potrebbe tuttavia fare a meno di cercare qualcuno cui vomitare addosso il veleno della sua acredine. Allora è vero quanto ripeteva, se non erro, Archita di Taranto: “Se un uomo salisse in cielo e contemplasse la natura dell’universo e la bellezza degli astri, la meraviglia di tale visione non gli darebbe la gioia più intensa, come dovrebbe, ma quasi un dispiacere, perché non avrebbe nessuno cui comunicarla.” Così la natura non ama affatto l’isolamento e cerca sempre di appoggiarsi, per così dire, a un sostegno, che è tanto più dolce quanto più caro è l’amico [...] In realtà, i rapporti di amicizia sono vari e complessi e si presentano molti motivi di sospetto e di attrito; saperli ora evitare, ora attenuare, ora sopportare è indice di saggezza. Un motivo di risentimento in particolare non va inasprito, per poter conservare nell’amicizia vantaggi e lealtà: bisogna avvertire e rimproverare spesso gli amici e, con spirito amichevole, bisogna accettare da loro gli stessi rimproveri se sono ispirati dall’affetto. Se, dunque, è indice di vera amicizia ammonire ed essere ammoniti – e ammonire con sincerità, ma senza durezza, e accettare i rimproveri con pazienza, ma senza rancore -, allora dobbiamo ammettere che la peste più esiziale dell’amicizia è l’adulazione, la lusinga e il servilismo. Dagli tutti i nomi che vuoi: sarà sempre un vizio da condannare, un vizio di chi è falso e bugiardo, di chi è sempre pronto a dire qualsiasi cosa per compiacere, ma la verità mai (CICERONE, De amicitia)

2) "L'amicizia raddoppia le gioie e divide le angosce" (F. BACONE)

3) "Renzo...!" disse quello, esclamando insieme e interrogando. "Proprio", disse Renzo; e si corsero incontro. "Sei proprio tu!" disse l'amico, quando furon vicini: "oh che gusto ho di vederti! Chi l'avrebbe pensato?" E, dopo un'assenza di forse due anni, si trovarono a un tratto molto più amici di quello che avesser mai saputo d'essere nel tempo che si vedevano quasi ogni giorno; perché all'uno e all'altro [...] eran toccate di quelle cose che fanno conoscere che balsamo sia all'animo la benevolenza; tanto quella che si sente, quanto quella che si trova negli altri [...] Raccontò anche lui all'amico le sue vicende, e n'ebbe in contraccambio cento storie, del passaggio dell'esercito, della peste, d'untori, di prodigi. "Son cose brutte", disse l'amico, accompagnando Renzo in una camera che il contagio aveva resa disabitata; "cose che non si sarebbe mai creduto di vedere; cose da levarvi l'allegria per tutta la vita; ma però, a parlarne tra amici, è un sollievo" (A. MANZONI, I Promessi Sposi, cap. XXXIII)

4) “Cerco degli amici. Che cosa vuol dire "addomesticare"? È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire "creare dei legami". "Creare dei legami?". "Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano"
(A. de SAINT EXUPERY, Il piccolo principe)

5) Esiste ancora l’amicizia nel mondo contemporaneo? Ad una prima osservazione sembrerebbe di no. Il mondo degli affari è dominato dal mercato e dall’utile economico. La politica dalla competizione per il potere. In entrambi i casi c’è ben poco spazio per rapporti personali sinceri. Il mondo moderno, inoltre, ci impone un continuo mutamento. Quando cambiamo residenza e lavoro finiamo anche per lasciare i vecchi amici. Promettiamo di rivederci ma, poi, sorgono in noi nuovi interessi, nuovi bisogni, abbiamo nuovi incontri. […] Molti pensano che l’amicizia sia una sopravvivenza del passato. […] Secondo costoro l’amicizia, col passare degli anni, perde di importanza, e il suo destino è di scomparire per lasciare il posto a rapporti impersonali e obiettivi. Altri ritengono che l’amicizia riuscirà a sopravvivere, ma confinata accuratamente alla sfera dell’intimo, senza alcuna contaminazione con gli affari, i pubblici uffici e la politica [...] In Italia, la parola amicizia ha assunto addirittura un significato negativo, di privilegio, di raccomandazione. Per trovare un posto di lavoro, per essere ammesso all'ospedale, per avere una casa in affitto, occorrono delle raccomandazioni, delle amicizie. Se segui la procedura regolare, burocratica, non ottieni nulla. L'amicizia è il mezzo per passare davanti agli altri, per eludere la norma. (F. ALBERONI, L’amicizia, 1991)

6) L’amicizia al tempo di Facebook: non più una frequentazione continua fatta di serate, discussioni, reciproche consolazioni. Casomai, un dialogo virtuale fatto di battute tra individui che quando va bene si sono visti due volte. E allora: se abbiamo 768 «amici» su Fb, in che senso li abbiamo? Se siete su Facebook, lo sapete già. E in questi giorni ne avete avuto la conferma. Quest’anno si sono fatti meno auguri a voce e per telefono e anche per e-mail; e tantissimi via social network, magari urbi et orbi. Ci sono stati meno incontri anche brevi per salutarsi. In compenso, nei momenti in cui si riusciva a tirare il fiato, si andava online. Per scambiare due chiacchiere con qualcuno che non fosse un cognato; per annunciare sul proprio status che si era mangiato troppo [...]. Poi magari ci si è visti con gli amici. I soliti. Non quelli, magari centinaia, che abbiamo su Fb. E che stanno portando la parte più evoluta del pianeta, insomma i 350 milioni di Facebook, quelli di Twitter e gli altri, a ridefinire il concetto di amicizia. Non più legame affettivo e leale tra affini che fa condividere la vita e (nella letteratura classica) la morte. Assai più spesso, un contatto collettivo labile che fa condividere video di Berlusconi, Lady Gaga, Elio e le storie tese. [...]
Perché in questi tempi di social networking «l’amicizia si sta evolvendo, da relazione a sensazione. Da qualcosa che le persone condividono a qualcosa che ognuno di noi abbraccia per conto suo; nell’isolamento delle nostre caverne elettroniche, armeggiando con i tanti piccoli pezzi di connessione come una bambina solitaria gioca con le bambole». Eccoci sistemati tutti. Ecco perché, magari, dopo certi pomeriggi domenicali passati a chattare, non ci si sente appagati, casomai lievemente angosciati e col mal di testa. La cupa frase è di William Deresiewicz, ex professore di Yale e saggista, autore di un saggio su The Chronicle of Higher Education e una conferenza sulla National Public Radio dedicata alle «false amicizie». La preoccupazione è di molti, in America e fuori. Se ne è occupato persino il Wall Street Journal. La serie tv di nicchia «In Therapy» ha fornito la battuta-pietra tombale (speriamo di no): «Le famiglie sono ormai andate e gli amici stanno andando via per la stessa strada». Deresiewicz infierisce: «Essendo state relegate agli schermi dei computer, le amicizie sono qualcosa di più di una forma di distrazione? Quando sono ridotte alle dimensioni di un post in bacheca, conservano qualche contenuto? Se abbiamo 768 "amici", in che senso li abbiamo? [...] Morale: «L’immagine del vero amico, un’anima affine rara da trovare e molto amata, è completamente scomparsa dalla nostra cultura». (Maria Laura RODOTA’, L’amicizia svuotata nell’era di Facebook, Repubblica 2007)

7) "Non ricordo esattamente quando decisi che Konradin avrebbe dovuto diventare mio amico, ma non ebbi dubbi sul fatto che, prima o poi, lo sarebbe diventato. Fino al giorno del suo arrivo io non avevo avuto amici. Nella mia classe non c’era nessuno che potesse rispondere all'idea romantica che avevo dell'amicizia, nessuno che ammirassi davvero o che fosse in grado di comprendere il mio bisogno di fiducia, di lealtà e di abnegazione, nessuno per cui avrei dato volentieri la vita. [...] Ho esitato un po' prima di scrivere che avrei dato volentieri la vita per un amico, ma anche ora, a trent'anni di distanza, sono convinto che non si trattasse di un'esagerazione e che non solo sarei stato pronto a morire per un amico, ma l'avrei fatto quasi con gioia" (F.UHLMAN, "l'amico ritrovato")
 
8) Chi trova un amico, afferma il noto proverbio, trova un tesoro. Ma è una fortuna che capita sempre più di rado. L'aumento delle ore lavorative in una società iper-competitiva e l'avvento di Internet come compagno inseparabile del tempo libero hanno creato una generazione di giovani uomini quasi privi di autentici amici, rivela un'indagine pubblicata dal Sunday Times di Londra. Vent'anni or sono, un rapporto sull'amicizia rivelò che gli uomini avevano una media di quasi quattro amici ciascuno (3,5 per l'esattezza). Oggi un sociologo della Duke University ha rifatto lo stesso sondaggio e ha scoperto che la media è scesa a due amici ai quali ogni uomo sente di poter confidare qualunque segreto.
Significa che tra il 1986 e il 2006 gli amici "veri", quelli su cui si può contare e a cui si può dire tutto, si sono quasi dimezzati; e un quarto degli interpellati confessano sconsolatamente di non avere più nemmeno un amico degno di questo nome [...]
(E. FRANCESCHINI, Un mondo con meno amicizia. Allarme da Londra: sempre più soli, Repubblica, 2006)

9) Io di me non do. Forse dovrei scegliere. avere le idee chiare. Che diavolo di pantaloni voglio, stretti o larghi? Invece no, porto degli stupidi pantaloni medi. medi! Né stretti né larghi, una cosa imprecisa, ma si può? L'unica idea chiara è che vorrei diventare amico del mio compagni Battisferri Sebastiano detto il Seba. Cioè vorrei diventare come lui perchè alla Frullari piace lui, e quindi penso che se diventassi come li, forse le piacerei. Il Seba è un mito, il più mito di tutti [...] È un capo perchè tutti stanno a guardare cosa fa lui e cosa dice lui, e io vorrei essere così. Viene in classe col telefonino nella tasca posteriore dei jeans, il giubbotto col bavero rialzato e gli occhiali a specchio sulla testa, oltre il ciuffo. Ma soprattutto nei jeans ha una meravigliosa cintura di pitone, don le scaglie tutte in rilievo che sono uno spettacolo. È un mito. I suoi possiedono tre fabbriche [...], lui non studia mai, neanche una volta per sbaglio, viene sempre a scuola impreparato e dice che tanto poi quattro cose gliele inventa agli insegnanti [...] A me piacerebbe molto diventare come il Seba. Cioè, non proprio uguale uguale, ma almeno assomigliargli. Solo che per essere un po' uguale al Seba io credo mi manchino alcune cose abbastanza fondamentali: ad esempio la cintura di pitone”.
(P. MASTROCOLA, Una barca nel bosco, 2004)

Compito di analisi del testo per la III H (2)

svolgeranno quest'analisi del testo solo quegli alunni che hanno affrontato, come compito di recupero, il sonetto di Cino da Pistoia. So bene che, ad eccezione di Debora (se non erro!) l'avete già fatta come compito in classe; ma evidentemente non era andata bene, se poi avete fatto anche il compito di recupero... quindi certo non vi fa male rifarla...

Prima analisi del testo dell’anno per la mia III H

Ne lo occhi porta la mia donna Amore (Dante, Vita Nova, XXI)

Ne li occhi porta la mia donna Amore,
per che si fa gentil ciò ch’ella mira;
ov’ella passa, ogn’om ver lei si gira,
e cui saluta fa tremar lo core,

sì che, bassando il viso, tutto smore,
e d’ogni suo difetto allor sospira:
fugge dinanzi a lei superbia ed ira.
Aiutatemi, donne, farle onore.

Ogne dolcezza, ogne pensero umile
nasce nel core a chi parlar la sente,
ond’è laudato chi prima la vide.

Quel ch’ella par quando un poco sorride,
non si pò dicer né tenere a mente,
sì è novo miracolo e gentile.

Comprensione
Svolgi la parafrasi del componimento.
Riassumi brevemente il contenuto (max 10 righe di foglio protocollo già diviso).
Analisi tematica
Individua e spiega i temi principali del componimento.
Come viene descritta Beatrice? Quali sono le sue caratteristiche e le reazioni che suscita?
Individua e spiega le parole chiave anche osservando la loro posizione nel verso.
Analisi metrico-stilistica
Individua lo schema metrico, il tipo di verso e il tipo di rime.
Il primo verso contiene un particolare artificio metrico: dopo averlo individuato e spiegato, individuane almeno un altro esempio all’interno del sonetto.
Spiega, attraverso opportuni riferimenti al testo, perché lo stile di questo sonetto è “dolce”.
Approfondimento
Il componimento presenta delle affinità con le poesie di altri stilnovisti, in particolare di Guido Guinizzelli e Guido Cavalcanti: individuale e commentale.
Il componimento contiene precisi richiami al sonetto “Tanto gentile e tanto onesta pare”, dello stesso Dante: individuali e commentali, mettendo in luce affinità ed eventuali differenze.
Il testo richiama alcuni topoi della poesia cortese già usati dai poeti siciliani: quali?
Quali elementi del sonetto ti fanno pensare al canto V della Commedia?
Domanda facoltativa: in che modo la descrizione di Beatrice in questo sonetto anticipa quella che Dante farà della stessa Beatrice nel canto II dell’Inferno?

Compito di analisi del testo per la III H (1)

Svolgeranno questa analisi tutti gli alunni, ad eccezione di quelli che l'hanno già svolta come compito di recupero.

Cino da Pistoia, “Tutto mi salva il dolce salutare”

Tutto mi salva il dolce salutare

che ven da quella ch'è somma salute,

in cui le grazie son tutte compiute:

con lei va Amor che con lei nato pare.

E fa rinovellar la terra e l'âre
e rallegrar lo ciel la sua vertute:

giammai non fuor tai novità vedute

quali ci face Dio per lei mostrare.

Quando va fuor adorna, par che 'l mondo

sia tutto pien di spiriti d'amore,
sì ch'ogni gentil cor deven giocondo.

E lo villan domanda: «Ove m'ascondo?»;

per tema di morir vòl fuggir fore;

ch'abassi gli occhi l'omo allor, rispondo.

Comprensione
Svolgi la parafrasi del componimento.
Riassumi brevemente il contenuto (max 10 righe di foglio protocollo già diviso).

Analisi tematica
Individua e spiega i temi principali del componimento.
Quali effetti differenti sortisce la donna nei cuori gentili e nei cuori non gentili? Come si ritiene implicitamente il poeta?

Analisi metrico-stilistica
Individua lo schema metrico, il tipo di verso e il tipo di rime.
Il primo verso contiene un particolare artificio metrico: dopo averlo individuato e spiegato, individuane almeno un altro esempio all’interno del sonetto.
Spiega, attraverso opportuni riferimenti al testo, perché lo stile di questo sonetto è “dolce”.

Approfondimento
Ti sembra che, per i temi e per le immagini, il componimento possa avvicinarsi maggiormente alle opere che hai letto di Guinizzelli o a quelle di Cavalcanti? Motiva la risposta.
Il componimento contiene precisi richiami al sonetto “Tanto gentile e tanto onesta pare” di Dante: individuali e commentali, mettendo in luce affinità ed eventuali differenze.

lunedì 19 dicembre 2011

Pensiero di oggi :-)

Gilbert Keith Chesterton ha scritto:
"Le favole non dicono ai bambini che esistono i draghi, i bambini gia' sanno che esistono.
Le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere uccisi"

venerdì 16 dicembre 2011

Bilancio di oggi :-)

Vediamo... Due fette deliziose di torta alle mele, una partita mattutina di pallavolo all'ultimo sangue in palestrina contro il prof. Clerici, 38 compiti scritti di italiano corretti (bravi i miei primini!), due nanetti raffreddati e impigiamati, due fiabe della buonanotte, una pigna di roba pseudostirata e il suicidio di Emma Bovary che è sempre uno spettacolo rileggere...

giovedì 15 dicembre 2011

Navigando per la rete...

ho trovato un lavoro su madame Bovary che mi sembra piuttosto ben fatto.
Dategli un'occhiata se volete!

martedì 13 dicembre 2011

lunedì 5 dicembre 2011

Rileggendo "madame Bovary"...

"La parola umana è come un vaso di rame fenduto, su cui noi battiamo delle melodie buone a far ballare gli orsi, mentre vorremmo commuovere le stelle"

(G. Flaubert)